LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Maurizio Soldini
|
|||
“Verso Sant’Elena” di Roberto Pazzi è un romanzo davvero singolare nella sua capacità di coinvolgimento non solo e non tanto per la trama, che pure fa sì che ci si senta immersi nella storia narrata con quella passione e quella perizia di un narratore provetto e di un poeta navigato quale egli è, e che pertanto rende la lettura piacevole, ma per un insieme di altre considerazioni. Dal punto di vista stilistico si ravvisa sin dall’inizio una acribia linguistica, che mette in evidenza una scrittura assai curata, senza cadute di stile e con un eloquio che vola piuttosto alto con un vezzo particolare di ricercatezza. Pur tuttavia sembra di ascoltare un linguaggio della quotidianità vista la netta imbastitura di leggerezza che accompagna l’intera narrazione, sì da rendere piacevole, come dicevo, la lettura. La struttura del romanzo per capitoli che di volta in volta chiamano in causa i diversi personaggi storici e soprattutto quelli più familiari a Napoleone, rende palese la volontà dell’innesto della storia nella Storia e questo vuole rendere giustizia all’uomo, a quell’uomo, con le sue fragilità che lo determinano, piuttosto che al condottiero all’eroe all’imperatore con tutte le sue sovrastrutture che pertengono più alla Storia che alla storia alla narrazione alla letteratura. Il romanzare alcuni scampoli del viaggio di Napoleone per arrivare all’isola di Sant’Elena, scopo precipuo del romanzo, ci mettono nella condizione di entrare nel core della fenomenologia esistenziale del corso e di guardarlo in relazione ai suoi cari ai suoi amici e ai suoi nemici. Ma l’invenzione di implementare la realtà con la dimensione onirica fa del romanzo il tentativo di andare oltre la dimensione empirica per adire a quella metafisica. Nel dormiveglia il pensiero entra nel sonno e qui abitano i sogni dove Napoleone rivede sprazzi del suo passato rivede la madre le mogli le loro gelosie i figli i loro giochi i suoi desideri quelli esauditi e quelli svaniti, ma sogna anche una realtà presente nell’assenza e qui il colpo di teatro è l’entrata in scena del momento virtuale col personaggio di Eugénie, protagonista del romanzo giovanile del corso quando aveva una qualche velleità letteraria. Virtuale fino a un certo punto però, perché si ha la sensazione che questo virtuale sia più reale del reale stesso. Insomma dove sta la verità alla fine? La verità è il sogno in quanto il sogno aderisce a una realtà non dimidiata. Quella realtà sognante e sognata ma ben integrata nella realtà presente e passata in prospettiva futura che aiuta Napoleone a desistere dal suicidio e a vivere continuare a vivere. Epperò vivere, in parte, nei sogni e di quei sogni che lo aiutano a dimenticare in primis la penosità che gli provoca il pensiero dell’arrivo nell’isoletta che lo farà esule. |
|